sabato 11 ottobre 2014

Arcigay al comune di Trento: registrare i matrimoni contratti all'estero è un gesto di estrema civiltà, non nascondetevi dietro alla circolare di Alfano

TRENTO. «La posizione dell’assessore Tomasi non è personale ma della giunta». Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta non vuole aggiungere altro sulla decisione del Comune di Trento di non trascrivere nei registri le nozze gay celebrate all’estero. Una posizione “tecnica”: «In materia di matrimoni la competenza è del prefetto e quindi del Ministero dell’Interno», aveva affermato l’assessore ai servizi demografici, dando ragione di fatto ad Alfano. «Se si parla invece di unioni civili spetta agli enti locali, tanto che noi abbiamo istituito da 8 anni un apposito registro».

Una materia che non lascia indifferenti. Su Facebook sono stati un centinaio ieri i commenti dei lettori, con posizioni divergenti: c'è chi dice che il Comune sta solo applicando la legge, altri accusano la giunta di bigottismo, altri ancora invocano dei segnali di “disubbidienza” come quelli dei sindaci di Bologna, Milano e Palermo. Paolo Zanella, presidente di Arcigay, è tra questi ultimi: «In Comune la mettono sul tecnico, ma è questione di volontà se altri comuni hanno fatto le trascrizioni, anche dopo l’intervento di Alfano, come a Palermo. Volontà e coraggio. Il ministro dell’Interno - prosegue - ha fatto una circolare che non è vincolante. Il prefetto ha un potere ispettivo, di vigilanza rispetto al registro anagrafico: non ha potere di annullamento. E comunque ci sono diversi sindaci che si sono rifiutati di dare seguito a quella circolare anche attraverso un gesto di disobbedienza di grande civiltà. Visto che lo Stato non sta normando in materia, è giusto che venga dato un segnale forte dal basso che è ora di intervenire. C'è una spaccatura a livello politico: una parte degli esponenti sarebbe pronta, ma il ministro dell'Interno fa parte di un partito che è fra i più omofobi d'Italia».
A livello locale, «bene che Miorandi solidarizzi con i sindaci disobbedienti», aggiunge Zanella, che preannuncia iniziative anche in Trentino: «La settimana prossima saremo pronti a chiedere a lui di registrare matrimoni celebrati all'estero: a Rovereto e in provincia ci sono coppie che l’hanno fatto. Andremo da lui, che si è dimostrato aperto al tema, poi a Trento. Fa parte del nostro ruolo: la prima registrazione è avvenuta a Fano su pressione proprio di Arcigay». Per il presidente trentino «questa registrazione non dà diritti a nessuno, però è una certificazione, dall'altissimo valore simbolico, che due persone hanno contratto matrimonio: un fatto che va documentato. Aldilà che l'ordinamento non lo preveda, è ora che lo Stato sia sollecitato a legiferare. C'è un vuoto normativo evidente, che viene messo in luce da questa storia. Credo che Roma debba prenderne atto, perché stiamo violando i diritti civili delle persone». Quanto al riferimento di Tomasi alla coppia gay che chiese di essere unita in matrimonio, «Tomasi fa sorridere - dice Zanella - citando quell’episodio ma non dicendo che la causa contro il Comune di Trento promossa da Oliari e dal suo compagno è arrivata alla Corte europea dei diritti dell'uomo».
Il consigliere Rodolfo Borga, oltre che schierato su altre posizioni, è avvocato: «Non saprei giuridicamente chi ha ragione», esordisce. «Mi pare però che il governo si sia mosso per fare applicare la legge esistente. Se è così, c'è poco da discutere».
L’Arcigay e alcuni sindaci, con la trascrizione, dicono di voler dare un segnale... «Un bell'esempio per un sindaco quello di violare la legge scientemente, per “dare un segnale”. Allora un cittadino può fare la stessa cosa e non pagare l'Ici. Mi sembra una cosa molto italiana. L'assessore di Trento si è comportato bene: è il ragionamento che va fatto in casi come questo. Poi forse qualcuno è in cerca di una vetrina...». Nel merito, infine, Borga precisa: «La famiglia è una sola, fatta da uomo e donna. Poi ci sono altre unioni, meritevoli di rispetto, che sono un'altra cosa. Normarle? Dipende da come lo si fa: in materia di diritto successorio la questione può essere approfondita».

venerdì 10 ottobre 2014

Registrazione nozze gay, il Comune di Trento sta con Alfano

TRENTO. Sul “caso” dei registri dei matrimoni gay celebrati all’estero, il Comune di Trento si schiera con il ministro Angelino Alfano. Non una presa di posizione politica, ma una presa d’atto di quanto stabilisce la legge. Almeno stando alle parole dell’assessore ai servizi demografici, Renato Tomasi. «Ho fatto una verifica con gli uffici», afferma. «Se si parla di unione civile la competenza è degli enti locali, tanto che noi abbiamo istituito da 8 anni un apposito registro, ma se si parla di matrimonio spetta al prefetto, quindi al Ministero».
Dopo la levata di scudi dei sindaci nei giorni scorsi, la tensione è salita ancora nelle ultime 24 ore. Proprio ieri la Prefettura di Bologna ha preso visione degli atti relativi alle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero registrati dal Comune del capoluogo emiliano. Una tappa preliminare per poi mettere a punto un provvedimento che ne chiederà l’annullamento, così come stabilito dalla circolare disposta dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ma il sindaco Virginio Merola continua sulla linea della “disobbedienza”: «Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero - aveva detto criticando la circolare del titolare del Viminale - lo facciano. Io non ritiro la mia firma».
Come lui non ha nessuna intenzione di cedere il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che via Facebook ha annunciato di avere firmato personalmente ieri pomeriggio «la trascrizione di sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all'estero». Ma anche l’Anci ha deciso di scendere in campo con decisione: «Mi auguro che il governo voglia assumere iniziative che consentano di favorire in tempi rapidi l'adozione da parte del Parlamento di soluzioni legislative adeguate», ha scritto il presidente Piero Fassino in una lettera inviata al premier Renzi e al ministro Alfano, in cui chiede «un quadro legislativo nazionale». «Il tema - ha aggiunto il sindaco di Torino - è infatti troppo delicato per essere lasciato al caso per caso, nè d'altra parte - ha affondato il colpo - si può affidarlo ad ordinanze prefettizie».
Trento intanto sta alla finestra. «Che si debba avere un'unica modalità per tutti senza andare in ordine sparso mi sembra sensato», concorda su questo punto con Fassino l’assessore Tomasi. «Il problema non è la tenuta del registro ma i diritti che ne scaturiscono, come avviene per le unioni civili. Il registro delle quali per ora rimane una scatola vuota». Aperto presso la segreteria generale nel 2006 - continua Tomasi - «dopo il boom del primo anno non ha visto iscriversi quasi più nessuno, proprio perché attualmente non ha alcun valore legale». L’andamento parla da sè: nel 2006 si sono fatte avanti 14 coppie, 2 per anno nel 2007 e 2008, una nel 2009, 2 nel 2010, altrettante nel 2011 e nessuna dal 2012 in poi.
E la trascrizione delle nozze gay celebrate all’estero, compiuta da 5 Comuni italiani? «La legge non prevede che si tenga un registro simile, quindi non ci siamo mai posti il problema, anche perché non è mai venuto nessuno a richiedere di trascrivere quegli atti. Negli anni scorsi si era presentata invece una coppia gay, che ci aveva chiesto di specificare i motivi per cui non li volevamo sposare, visto che la Costituzione parla di famiglia e non di marito e moglie. Ma avevamo risposto che l'unione tra persone dello stesso sesso non era contemplata dalle norme». Tomasi annuncia che porrà il problema alla giunta, quando sarà finita la trattazione del bilancio.
Luca Marognoli (Il Trentino, 10 ottobre 2014)

giovedì 2 ottobre 2014

La nostra posizione sull'incomprensibile rinvio della discussione del ddl contro l'omofobia


L'Adige, 2/10/2014

La decisione di rinviare a gennaio la trattazione del disegno di legge contro l’omofobia è arrivata come un fulmine a ciel sereno non solo su noi proponenti ma, crediamo, su tutta la maggioranza. Fino a poche ore prima tutti erano convinti che si sarebbe continuata la discussione, forti della nuova strategia che avrebbe eliminato il novanta per cento degli emendamenti. 
La proposta, da noi avanzata alla maggioranza e alla giunta, consisteva nell’abrogare undici articoli su diciassette, lasciando soltanto le norme cogenti e maggiormente significative: i principi della legge e gli articoli su scuola, informazione, lavoro e sanità. Un escamotage, legittimo quanto l’ostruzionismo attuato dalla minoranza, che non avrebbe minimamente scalfito la portata della proposta ma avrebbe permesso di arrivare all’approvazione in dieci giorni.
Per questo, consapevoli che tutti, maggiornaza e giunta, erano a conoscenza di questa via d’uscita, non comprendiamo affatto la decisione del presidente Rossi. Una decisione non certo concordata con i proponenti, per nulla strategica se non per una dialettica tra maggiornaza e minoranza fatta di tatticismi oscuri e per noi inintellegibili. 
Nemmeno comprendiamo la necessità di un ulteriore tentativo di mediazione con una minoranza che senza giri di parole afferma che su questa legge le idee viaggiano su “livelli paralleli inconciliabili”. Una minoranza che ha ostacolato ideologicamente e strumentalmente la legge con argomentazioni lontane anni luce da quella civiltà e da quel rispetto delle persone omosessuali che la stessa legge vorrebbe porre in atto. 
In questi due anni, da quando la legge è approdata in commissione, abbiamo dimostrato la massima disponibilità al dialogo e al confronto con tutti. Non ultima la condivisione di ulteriori emendamenti al testo con i capogruppo della maggiornaza, attraverso incontri di altissimo livello umano e politico in cui siamo riusciti a fare quadrato attorno ad una proposta addirittura migliore della precedente. 
Abbiamo accettato il compromesso, ma soprattutto ci siamo fidati di una maggiornaza politica che con noi ha condiviso un percorso. 
Per questo, per il rispetto dovuto a chi ha promosso questa importante iniziativa popolare, chiediamo che nella prima seduta utile della Conferenza dei capigruppo si calendarizzi la discussione della legge a gennaio, come concordato con il Presidente Rossi; che si continui la trattazione del testo senza nessun emendamento aggiuntivo, se non concordato con i proponenti. Questo in virtù del percorso di mediazione svolto fin qui da tutti i proponenti e da tutta la maggiornaza; che la strategia sia quella condivisa, ovvero quella che attraverso l’abrogazione di alcuni articoli consenta il superamento dell’ostruzionismo.
Nessuna pretesa rivendicativa, consapevoli della sovranità del Consiglio Provinciale. Ma quando chiediamo non è altro che l’attuazione del patto politico che è stato siglato in numerosi incontri ufficili, attraverso quelle famose strette di mano in cui ancora vogliamo credere. Con speranza e fiducia,

Paolo Zanella
primo di settemila firmatari della legge di iniziativa popolare

mercoledì 24 settembre 2014

L'ostruzionismo sulla legge contro l'omofobia prosegue

Riparte il cineforum LGBT "Lo schermo svelato"

Dal 24 settembre inizia la nuova stagione di film, quasi tutti in anteprima, a tematica LGBT. Quest'anno il cineforum é suddiviso in due parti e come sempre si svolgerá in collaborazione del Cinema Multisala Astra.



venerdì 19 settembre 2014

Omofobia, partito il braccio di ferro in aula



La discussione sulla legge contro l'omofobia parte nel segno dello scontro tra maggioranza e una parte dell'opposizione, la cui contrarietà all'approvazione della norma anti-discriminazione è rappresentata con forza dalla posizione di Rodolfo Borga (Civica Trentina) che spiega di non voler recedere di un centimetro sulla presentazione dei 1.250 emendamenti.

«Sono la maggioranza e possono fare quello che ritengono legittimo - ha affermato Borga a margine della seduta del consiglio provinciale - Ma non possono costringermi a votare un disegno di legge che non condivido». Come Lega e Forza Italia, Borga mette in guardia da un disegno di legge che è «contro la famiglia tradizionale». Il braccio di ferro con l'opposizione viene sottolineato da Ugo Rossi. Il presidente della Provincia spiega che «ai cittadini deve essere chiaro che l'opposizione, con un'azione che è legittima, si prendono la responsabilità di bloccare il consiglio provinciale con un ostruzionismo a questo disegno di legge».


Per cercare di arrivare a un voto, sollecitato anche dall'Arcigay con Paolo Zanella - «giusto che l'opposizione abbia il tempo per esporre le proprie posizioni, ma dopo 5 giorni sarebbe utile andare al voto. Non si può affossare un disegno di legge sostenuto da 7.000 firme» - ieri i capogruppo hanno concordato sull'avvio della maratona consiliare. Quindi da ieri i lavori sono stati allungati di un'ora e, soprattutto, sono stati aggiunti altri quattro giorni alla seduta consiliare che si sarebbe dovuta concludere ieri. Il risultato: altre 28 ore di discussione da qui a lunedì, compresa la domenica. Lunedì, poi, si farà il punto sulla situazione, anche se, come spiega lo stesso Rossi, appare possibile un rinvio: «Non so se si arriverà al voto, sarà l'aula a decidere».



Per ora una trattativa tra maggioranza e la parte dell'opposizione che ieri, in aula, ha espresso la propria contrarietà alla legge, pare non esserci. E Borga, che ha spiegato in aula come il ddl contro l'omofobia «in realtà è un tentativo di promuovere l'ideologia gender, che ha come obiettivo una rivoluzione antropologica contro la famiglia naturale», chiarisce di non avere intenzione alcuna di tornare indietro sui suoi 1.250 emendamenti. Per discutere i quali i lavori del consiglio rischiano di essere bloccati per parecchie settimane.



Tra le file dell'opposizione a dirsi a favore del disegno di legge sono stati Manuela Bottamedi (misto, ex 5s) e Filippo Degasperi (M5S), tornati ad avere sintonia in consiglio dopo il divorzio politico di qualche settimana fa. Bottamedi ha detto che per la legge anti-omofobia «non si tratta di una legge ideologica, come la minoranza di destra vorrebbe far credere. Si tratta di una legge che tutela una minoranza ed è quindi di per sé un segno forte di democrazia e civiltà». Degasperi ha giudicato il disegno di legge «un traguardo di civiltà per la Provincia di Trento». Contrario al ddl Massimo Fasanelli (misto), oltre che Maurizio Fugatti e Claudio Civettini (Lega).



Per la maggioranza, che cerca di trovare unità dopo le crepe degli ultimi giorni, Lorenzo Baratter del Patt e Sara Ferrari del Pd. Il primo ha riconosciuto che non è stato facile trovare una composizione all'interno del proprio partito, ma – ha aggiunto – «volevamo dare alla nostra comunità un dispositivo che permettesse al Trentino di fare un passo avanti contro la discriminazione». L'assessore ha detto che il Trentino dovrebbe aspirare ad avere il bollino di «territorio deomofobizzato» e ha insistito sul fatto di portare nelle scuole la cultura anti-omofobia. 

L'Adige, 19 settembre 2014

giovedì 11 settembre 2014

La maggioranza ha ritrovato la quadra, condividendo coi proponenti alcuni emendamenti


L'Adige 11/09/14

La coalizione di centrosinistra autonomista insieme ai proponenti del disegno di legge di iniziativa popolare volto a contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale ha oggi condiviso alcuni emendamenti volti a chiarire e definire più specificamente alcuni aspetti della norma. Riteniamo con questo di aver dunque conclusa la fase di discussione politica all’interno della coalizione e di aver dunque trovato una buona convergenza.
E’ stato un dibattito certamente non semplice, ma sempre costruttivo nella comune volontà di consegnare all’Aula e alla nostra Comunità un dispositivo che faccia fare alla nostra Provincia un passo in avanti sul tema dei diritti fondamentali di persone a rischio di emarginazione e discriminazione.
La solidità di una coalizione si misura anche nella capacità di trovare una posizione comune su temi sui quali possono esserci sensibilità di partenza diversi, ma dentro una comune volontà di costruire condizioni di rispetto e di dignità per tutti.

Lorenzo Baratter - PATT
Gianpiero Passamani - UPT
Alessio Maniza - PD
Giuseppe Detomas - UAL
Mattia Civico - PD primo proponente
Paolo Zanella - primo proponente 

martedì 9 settembre 2014

Riprendono gli incontri dei Genitori Rainbow

Il 9 settembre riprendono, con cadenza ogni due martedì, dalle 20.30 alle 22.30. gli incontri del gruppo "Genitori Rainbow", presso la nostra sede

lunedì 8 settembre 2014

Maggioranza divisa sul ddl contro l'omofobia: il PD tiene, l'UPT chiede modifiche e il PATT chiede di fermarsi

Dopo la presa di posizione dell'arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, si complica l'iter di approvazione del disegno di legge contro l'omofobia, sul quale la maggioranza di centrosinistra autonomista sembrava aver trovato la quadra.

Il richiamo vescovile ha avuto presa soprattutto sul Partito autonomista, che era già in difficoltà con la sua base, e che ora vuole cogliere la palla al balzo per chiedere un rinvio all'anno prossimo della discussione della legge, che era già concordato che andasse in aula il 16 settembre, per allontanare la «patata bollente» che sta spaccando il gruppo consiliare prima ancora che la coalizione.

Il Partito democratico è invece determinato ad andare avanti, concordando modifiche al testo, con emendamenti che il Patt e altri vorranno proporre. L'Upt ha una posizione intermedia: è d'accordo che si arrivi a un'approvazione eliminando però quelle che ritiene essere delle ambiguità e per questo ha preparato degli emendamenti.
Domani, dopo che il gruppo del Patt si sarà riunito per cercare di assumere una posizione definitiva, il capogruppo Lorenzo Baratter si incontrerà con gli altri capigruppo di maggioranza e con i firmatari del disegno di legge di iniziativa popolare per verificare gli spazi per modificare il testo. Ma anche se trovasse la strada spianata, ovvero venissero condivisi tutti gli emendamenti, comunque gli autonomisti vogliono evitare che a metà settembre - causa l'ostruzionismo annunciato dalle minoranze - il consiglio provinciale rimanga a discutere per giorni di questa legge.
«Io - mette subito le mani avanti  Lorenzo Baratter  - ho firmato il disegno di legge contro l'omofobia non perché lo condividessi ma perché mi è stata chiesta una firma tecnica dal Pd per portarlo avanti. Dentro ci sono infatti delle cose che non condivido: vorrei infatti che fosse chiarito che le associazioni gay né le altre possano entrare nelle scuole, così come va cambiato l'articolo sulle discriminazioni sul lavoro. In ogni caso, per il Patt l'intervento del vescovo ha un valore oltre al fatto che nel nostro partito c'è più un giudizio negativo che positivo su questa legge. Per questo - conclude Baratter - invito tutti a fermarci. Il 16 settembre possiamo aprire la discussione in aula, così evitiamo il referendum, e poi rinviamo tutto a febbraio-marzo dell'anno prossimo, dopo l'approvazione della legge finanziaria. Fissiamo subito la data. Ma bloccarci ora per una settimana su questa legge con i tanti altri gravi problemi che ci sono è un suicidio».
Ma  Alessio Manica , capogruppo provinciale del Pd, risponde subito no: «L'origine di questo disegno di legge è popolare, sono state raccolte 7 mila firme, poi il Pd ha presentato una sua proposta e dopo lunga gestazione a luglio si è trovata una condivisione in maggioranza. Poi è successo il patatrac quando ha parlato il vescovo. Io penso che si possono discutere emendamenti, trovare un accordo, ma la legge va portata in consiglio il 16 settembre e approvata. Non dobbiamo fasciarci la testa per l'ostruzionismo prima di averlo visto. Se non approvassimo questa legge sarebbe un dramma perché il Trentino dopo aver fatto parlare di sé per i vitalizi e per essere la provincia che vuole uccidere l'orsa si farà conoscere in tutta Italia come terra omofoba».
Il consigliere provinciale del Pd,  Luca Zeni  aggiunge: «Il dibattito ha assunto una piega strumentale, nel disegno di legge non si parla di famiglia o adozioni, ma di discriminazioni. Siamo d'accordo o no che una persona possa scegliersi chi vuole che lo assista quando sta male ed è ricoverato in ospedale? Il vescovo è legittimato come tutti i soggetti interessati a intervenire, ma poi la politica deve essere capace di scegliere. Come diceva De Gasperi: "ascolto ma dissento"».

Il capogruppo provinciale dell'Upt,  Gianpiero Passamani , dice: «Noi siamo d'accordo di andare in aula il 16 settembre e approvare la legge, purché sia modificata in alcuni punti che riguardano le azioni di sensibilizzazione contro l'omofobia nella scuola e gli interventi per favorire l'inserimento lavorativo, che non condividiamo».

M.L. Patruno
(L'Adige online 8 settembre 2014)

sabato 6 settembre 2014

Censurato lo spettacolo su Frida Kahlo: Arcigay contro il comune di Lavis




TRENTO. «Nessuna censura», dice il Comune di Lavis, allo spettacolo su Frida Kahlo, ma solo una decisione ancora da assumere sul patrocinio. «Alibi - ribatte Paolo Zanella di Arcigay - perché l'assessora di competenza ha esplicitato di non volere propagandare una cosa che non rientra nella normalità». Mentre Loretta Grisenti, direttrice artistica dello spettacolo in programma il 25 ottobre, all’eventuale patrocinio dice no, definendolo «inopportuno e indesiderato». «Le spese? Le pagherà l’organizzatore Musicandove. Vuol dire che verrà introdotto un biglietto...».
Il giorno dopo la denuncia della stessa Grisenti, la polemica non si placa. Anzi. Il Comune di Lavis, in una nota diffusa dal segretario generale Mariano Carlini, afferma che lo spettacolo “è stato autorizzato dal Comune” e “inserito nel calendario degli spettacoli”. “Non vi è stata quindi - si aggiunge - alcuna censura”: quello che è in discussione è il patrocinio. Si tratta “solo di stabilire se sui manifesti verrà apposto anche il simbolo del Comune di Lavis e soprattutto se lo spettacolo verrà realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale e quindi con parte delle spese organizzative a carico dell’ente”.
Grisenti la sua decisione l’ha già presa: «Da parte nostra, di concerto con l’Associazione Musicandove, rifiutiamo l’eventuale patrocinio che il Comune di Lavis vorrà concedere al nostro spettacolo, valutandolo come inopportuno e indesiderato. Crediamo infatti che la lotta alle discriminazioni sia molto più importante del sostegno di una amministrazione che ha dimostrato la sua arretratezza e la sua profonda intolleranza». E ancora: «In quanto artisti, siamo rimasti sconcertati dal fatto che ancora oggi l’espressione artistica e culturale sia soggetta a valutazioni basate non sul merito e sulla qualità ma addirittura sull’appartenenza ad una presunta “normalità”. Qualcuno dovrebbe ricordare alla assessora Comunello che se questo fosse stato il criterio non avremmo la Cappella Sistina, la Gioconda e gran parte del patrimonio culturale dell’umanità».
Per Paolo Zanella, presidente provinciale di Arcigay, «la misura è colma». Questo - continua - è «l'ennesimo episodio di discriminazione. Seguendo la stessa logica non dovremmo più trasmettere Almodovar, Ozpetek e Pasolini in tv». A monte di questo episodio - per Zanella - c’è lo stesso modo, distorto, di concepire l’omosessualità che ha portato agli attacchi rivolti alla legge sull’omofobia. «È inutile che continuino a dire che si voglia fare propaganda dell'omosessualità. Che è una condizione, non una malattia né una scelta. È l’idea di Putin, che teme il contagio. Stiamo facendo una figuraccia in tutta Italia. La maggioranza teme che si vogliano indottrinare i ragazzi, ma si interviene invece per contrastare il bullismo e per far sì che i ragazzi omosessuali si possano sentire inclusi e accettati. E non pretendiamo affatto di andare noi nelle scuole: lo facciano persone competenti e preparate, come psicologi, insegnanti ed educatori».
Interviene anche il gruppo consiliare del Pd: «L’Aula del Consiglio provinciale non è chiamata a discutere una legge sui matrimoni omosessuali o sulle adozioni gay. Ci auguriamo quindi che si torni tutti a ragionare sul testo della legge per ciò che prevede, e non per contendersi qualche manciata di voti disinformati».
Luca Marognoli (Il Trentino, 6 settembre 2014)

giovedì 4 settembre 2014

Fronza Crepaz: legge necessaria anche ci fosse un solo discriminato

CREPAZ: ANCHE PER UN SOLO DISCRIMINATO VALE LA LEGGE»
Fronza Crepaz, perché secondo lei la legge sull’omofobia va approvata?
"Credo anch’io, come il vescovo, che nella società ci siano problemi più scottanti. Credo che se facessimo un sondaggio anche tra gli iscritti e gli elettori del Pd, non sarebbe questa la priorità. Ma questo disegno di legge deve essere messo in discussione perché solleva un problema di discriminazione che esiste dentro la nostra società, anche in quella trentina. L’esigenza di una legge non è giuridica, è politica".
Nel merito il dibattito è aperto, anche tra i cattolici. Il vescovo ha chiesto di soprassedere.
"Oggi siamo tutti davanti a una novità, quella della minoranza omosessuale e transessuale che esce allo scoperto e stiamo tutti imparando a convivere con questa novità. Per me parlare con un amico omosessuale e con il suo compagno, cercando di capire, è stata una piccola rivoluzione culturale: la difesa dell’omosessuale da problema da gestire, è diventata una possibilità di conoscere e lasciarmi mettere in crisi in molti miei pregiudizi".
Per esempio?
"Per me esiste la famiglia naturale, legata alla naturale capacità di un uomo e di una donna di generare. Ma ho potuto conoscere unioni omosessuali serie, che oggi hanno bisogno di un riconoscimento. In Italia non ci si è mai arrivati".
Non c’è una responsabilità della Chiesa e del mondo cattolico?
"Il problema non è la Chiesa, è se la politica non riesce a tenere la schiena dritta".
Parliamo del disegno di legge. Upt e Patt chiedono di cambiarlo, si paventa il rischio di propaganda omosessuale.
"Io penso che in questa legge bisognerebbe concentrarsi sulla lotta alle discriminazioni. La politica dev’essere l’arte dell’inclusione e della difesa di chi è più debole: deve farsi carico difendere le minoranze, non può farsi carico di promuoverle".
Pensa che questo testo di legge le promuova?
"Lo scontro è soprattutto sulla sensibilizzazione nella scuola. Mi sembra importante che nella scuola ci si chieda come conoscere questa minoranza e come evitare atteggiamenti discriminatori. Sul come farlo, mi concentrerei sulla formazione agli insegnanti, aperta alle famiglie, anche con l’aiuto di associazioni di omosessuali e famiglie con omosessuali. I bambini li lascerei alle famiglie, o a un patto educativo tra scuola e famiglia".
Ma nel caso di famiglie non preparate, che rifiutano l’omosessualità, non è proprio la scuola il luogo migliore dove educare?
"Parliamo di argomenti complessi, serve preparazione per affrontarli. Nella maturazione sessuale di un ragazzino, l'educazione deve coinvolgere le famiglie. Per questo dobbiamo dare agli insegnanti, e alle famiglie, gli strumenti più adatti per gestire situazioni difficili tra i ragazzi".
C'è chi, come il capogruppo Upt Passamani, vede il rischio che passo dopo passo si arrivi alla legittimazione della pedofilia.
"Ecco, io credo che su questo dobbiamo essere netti. Guai ad accostare la pedofilia all'omosessualità, significa offendere la stragrande maggioranza delle persone omosessuali. La pedofilia è una malattia trasversale che colpisce eterosessuali e omosessuali, laici e religiosi".
Il vescovo ha lamentato che una lacuna di questo disegno di legge è l’assenza di libertà per chi dissente dall’impostazione della legge. Come si può dissentire dalla lotta alla discriminazione?
"Penso che ci sia una confusione con il disegno di legge nazionale Scalfarotto. Il disegno di legge provinciale è improntato alla lotta all’omofobia e su questo obiettivo terrei concentrata l’attenzione".

mercoledì 3 settembre 2014

La sofferenza del padre cattolico di un ragazzo gay di fronte alle parole del vescovo

«L'INTERVISTA DEL VESCOVO? HO PROVATO SOFFERENZA»
TRENTO — «Come credente e come padre di un ragazzo omosessuale ho provato una grande sofferenza per l'intervista del vescovo». Parla piano Mario Caproni, misura le parole, ma la voce tradisce un'emozione forte e il desiderio di parlare, di far capire cosa significa per un ragazzo che si scopre omosessuale «sentirsi una persona sbagliata».
Lui è tra i fondatori di Rainbow, un'associazione nata in Trentino composta da gay, lesbiche e genitori di figli omosessuali. «Se il Papa, con grande empatia, dice "chi sono io per giudicare una persona gay?", perché quell'intervista su Vita Trentina? Accogliere significa guardare negli occhi una persona e dire "io ti accetto incondizionatamente così come sei". Non voglio parlare di ipocrisia, ma come si fa a dire "io pastoralmente ti accolgo", ma poi parlare di Arcigay e Arcilesbica come fossero il regno di Satana? Per me sono giorni di grande sofferenza, non solo come membro di Rainbow, ma anche come credente. Sono lacerato. Penso — continua Caproni — a quanti giovani oggi si allontanano dalla Chiesa anche in Trentino non perché non ne condividano i valori di fondo, ma perché non si sentono accettati dalla religione. Vorrei si capisse fino in fondo cosa significa per un ragazzo sentirsi una persona sbagliata».
Caproni affronta anche un'altra questione molto dibattuta nel mondo cattolico: il supposto tentativo da parte degli omosessuali di imporre a tutta la società la propria visione del mondo. «È un paradosso immaginare gli omosessuali, ossia una minoranza, possano diventare i persecutori di tutto ciò che non è omosessuale. Penso alla violenza con cui gruppi come le "sentinelle in piedi" accusano i gay di diffondere, quasi per contagio o proselitismo, l'omosessualità. È un'idea risibile. Non si diventa gay nè per "contagio" nè perché convinti da qualcuno a diventarlo, lo può capire chiunque. L'"ideologia del gender" poi...Ma davvero pensiamo che sia la prima preoccupazione delle persone omosessuali? Eppure se ne parla come fosse la Spectre (i cattivi di 007, ndr), un'associazione segreta che attenta al destino del mondo, all'integrità dell'umanità intera. Dove queste persone vedono trame oscure, io vedo sofferenza. Dove vedono la persecuzione della maggioranza da parte di una minoranza, io vedo solo esclusione».
Quanto alla discussione apertasi in maggioranza, ossia l'idea di escludere dalla legge la formazione e la sensibilizzazione nelle scuole, Caproni fatica a capire i dubbi. «Mi piacerebbe sapere quanti di coloro che ne parlano hanno realmente letto la legge. Nessuno vuole attentare alla libertà di educare dei genitori, si cerca solo di ridurre il disagio di chi si sente diverso, magari dileggiato e ne soffre. Un principio che vale per tutti, per i troppo timidi, per gli stranieri, per i disabili. Faccio un esempio pratico: l'anno scorso io e mia moglie siamo andati al Marie Curie di Pergine (scuola superiore, ndr). È stato proiettato Prayers for Bobby. È la storia di un ragazzo omosessuale che, non riuscendo ad accettarsi, si suicida. La madre, una cristiana conservatrice che aveva sempre rifiutato l'omosessualità del figlio resta sconvolta dal suo estremo gesto e diventa un'attivista dei diritti gay». Dopo la proiezione, se n'è parlato con insegnanti e ragazzi. «Qualcuno potrebbe spiegarmi perché questo sarebbe sbagliato? Io credo che non sia sbagliato, credo sia semplicemente umano».
T. Sc.

(Il Trentino, 3 settembre 2014)

Omofobia, legge a rischio. UPT e PATT: legge va cambiata

Dopo quasi due anni di discussione in commissione, durante le quali nessuno di PATT e UPT ha partecipato al tavolo tecnico o ha detto nulla in Commissione, è bastato che il vescovo aprisse bocca ed ecco che i due partiti fanno marcia indietro.


OMOFOBIA, LEGGE A RISCHIO. UPT e PATT: LEGGE VA CAMBIATA
TRENTO. «Così com’è, la legge non la votiamo». Il capogruppo Gianpiero Passamani sintetizza così la posizione dell’Upt all’uscita dal vertice di maggioranza convocato ieri dal governatore Ugo Rossi sulla contestata legge di contrasto alle discriminazioni sessuali, meglio nota come legge sull’omofobia. Il testo licenziato a luglio dalla quarta commissione è il frutto dell’unificazione di una proposta di iniziativa popolare (sostenuta da Arcigay e da 7 mila firme) e di un disegno di legge a firma del consigliere Pd Mattia Civico.
L’appello lanciato nei giorni scorsi dal vescovo Luigi Bressan dalle pagine diVita Trentina, una critica nel merito e un invito esplicito a soprassedere sulla legge («Il Trentino ha problemi ben maggiori») non cade nel vuoto. Anzi, viene raccolto in pieno dai due partiti centristi della maggioranza, pronti a fare asse per modificare la legge. Tre i punti contestati: le azioni di sensibilizzazione culturale, in particolare nelle scuole; gli interventi nell’ambito del lavoro; l’informazione e la comunicazione.
Ufficialmente la proposta della maggioranza, che sarà portata nella riunione dei capigruppo di lunedì prossimo, è di calendarizzare il disegno di legge nella sessione d’aula di metà settembre (il consiglio è convocato il 16-17 e 18), ma politicamente il percorso verso l’approvazione appare tutto in salita. Anche perché alle contrarietà interne alla maggioranza si somma la battaglia ostruzionistica già preannunciata da parte delle opposizioni.
«Non si può essere indifferenti all’appello del vescovo - dice il capogruppo del Patt Lorenzo Baratter - lo abbiamo detto oggi anche ai colleghi del Pd. I partiti non possono andare in contraddizione con i propri statuti e nel nostro abbiamo un richiamo alla religione cattolica».
I mal di pancia dei consiglieri di Patt e Upt non sono cosa di oggi, tra gli autonomisti la spaccatura è fortissima e l’ala capeggiata da Walter Kaswaldersi era già fatta sentire negli organi di partito rivendicando libertà di coscienza nel voto. Fu allora richiamato dal capogruppo Baratter, che oggi dichiara: «La legge si può migliorare, serve qualche correttivo». E sulle prospettive d’aula aggiunge: «È facile prevedere che le minoranze chiederanno il voto segreto e a quel punto il rischio aumenta. È interesse di tutti non rischiare». Come a dire, o la legge si cambia o non arriverà da nessuna parte.
Ancora più esplicito è Passamani: «Così questa legge non la votiamo. Porteremo in aula le nostre proposte di modifica di tre articoli». Primo scoglio: l’articolo 5 in cui si dice che «la Provincia sostiene azioni di sensibilizzazione riguardanti il pluralismo dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere» e, «nel rispetto dell’autonomia delle scuole, promuove, secondo un approccio inclusivo, la realizzazione di progetti e attività sui temi dell’educazione alla sessualità e all’affettività, della promozione della salute e della prevenzione e del contrasto al bullismo omofobico».
«Non voglio passare per retrogrado - premette Passamani - ma questo passaggio non è chiaro. Noi vogliamo che sull’educazione ci sia una regia certa dell’ente pubblico, senza coinvolgere associazioni (leggi Arcigay, ndr). Questo passaggio non è chiaro e a piccoli passi il rischio è che si arrivi come in Olanda, dove si ammette la pedofilia».
Per Baratter «bisogna fare chiarezza sulla logica inclusiva, noi siamo contrari a che le associazioni entrino nelle scuole».
Altro punto contestato: l’articolo 6, «la Provincia favorisce l’inserimento lavorativo delle persone che per motivi derivanti dall’orientamento sessuale sono discriminate o esposte al rischio di marginalizzazione». Per Passamani «è inammissibile che si prevedano dei vantaggi, questa norma è a rischio di incostituzionalità». E Baratter incalza: «Su che basi si parla di discriminazione? Chi la accerta? Non ci possono essere vie privilegiate, rischieremmo di incentivare gli abusi di chi punta a ottenere un posto di lavoro».
Il terzo articolo contestato è l’articolo 11, dove si prevede che «la Provincia, anche in collaborazione con gli enti locali e con le associazioni che perseguono le finalità di questa legge, attua campagne di informazione e di comunicazione sui temi oggetto di questa legge, privilegiando il ricorso a strumenti educativi e culturali innovativi». Anche in questo caso Baratter annota che «vanno trovate le parole giuste». Il timore riguarda ancora una volta il coinvolgimento delle associazioni per i diritti degli omosessuali.
La maggioranza riuscirà a trovare un’intesa senza stravolgere la legge? E soprattutto, cosa accadrà in consiglio?
Dall’incontro di ieri è trapelata l’ipotesi di andare in aula, avviare la discussione generale per due giorni e poi - se le minoranze come annunciato faranno ostruzionismo - sospendere la trattazione rinviando la legge a dopo la Finanziaria. Dunque al 2015. «Se fossimo di fronte all’ostruzionismo e si andasse all’anno prossimo, non sarebbe certo un problema», confessa Passamani. «Sono d’accordo con il vescovo Bressan, personalmente mi occuperei di temi più urgenti come l’economia».
Chiara Bert (Il Trentino online, 3 settembre 2014)

domenica 31 agosto 2014

Il senatore PD Tonini chiede di ascoltare il vescovo, ma ammette di non aver letto la legge



Il senatore del pd Tonini (che ammette di non aver letto la legge) chiede di ascoltare le parole del vescovo (che evidentemente non ha letto le legge) a proposito della legge contro le discriminazioni in discussione nelle prossime settimane in Consiglio provinciale.



TONINI: «OMOFOBIA, SI ASCOLTI IL VESCOVO»
TRENTO — L'intervento di Luigi Bressan, vescovo di Trento, rischia di far crollare la maggioranza su un tema, la lotta all'omofobia, sul quale si è impegnato personalmente il governatore Ugo Rossi. Il richiamo del presule (una lunga intervista su Vita trentina) ha dato legittimità ai forti dubbi che già circolavano nella coalizione. Larga parte del Patt e dell'Upt sono dati per contrari e il contagio si estende al Pd, spaccato sulla questione. I cattolici come il senatore Giorgio Tonini chiedono di accogliere ciò che dice Bressan. «La politica — dice — sia umile verso le istanze rappresentative della società civile». Una linea molto diversa da quella espressa dal capogruppo provinciale Alessio Manica. Franco Panizza, segretario del Patt, prova invece a raddrizzare il timone della barca capitanata dal collega di partito Rossi. «La questione è risolvibile, lavoreremo sugli emendamenti. Il vescovo però avrebbe potuto intervenire prima, visto che la legge ha iniziato il percorso due anni fa».
Pd diviso
«Innanzitutto faccio una premessa» afferma Tonini. «Non conosco da vicino il disegno di legge contro l'omofobia, le mie valutazioni sono quindi più generali». Il senatore allude al testo unificato che recepisce la proposta di iniziativa popolare. Il consiglio provinciale è tenuto a avviare la discussione in aula entro l'8 novembre, 24 mesi dopo il deposito, altrimenti si arriverà al referendum sulla prima proposta. Per Tonini occorre ascoltare la riflessione di Bressan. Il ragionamento del senatore è per certi versi opposto a quello del capogruppo Manica, di sensibilità laica. «Opporre la lotta alla discriminazione alla famiglia è un modo strumentale per cercare consenso» aveva detto l'ex sindaco ribadendo che il compito della politica è creare uno spazio di convivenza tra cattolici e non cattolici.
«Ogni voce rappresentativa della società civile va ascoltata — rimarca Tonini —. La politica deve essere umile, che non vuol dire deferente. Come si ascoltano gli operatori economici per le materie attinenti, si può ascoltare la Chiesa su questo argomento». Tonini ricorda come a livello nazionale si sia posticipata la discussione sull'aggravante penale per l'omofobia al testo sulle unioni civili di persone dello stesso testo. «L'omofobia appartiene alla sfera dei reati di opinione ed è un territorio ancora infido. Meglio partire dalle cose concrete». Anche il razzismo tuttavia appartiene alla sfera dell'opinione. «Vero, ma la codifica è sempre difficile» prosegue. A livello trentino però si parla di lotta alla discriminazione. La palla passa al lavoro sugli emendamenti. «Giusto — conclude — procedere ascoltando tutte le parti. Anche perché si rischia di fare una legge controproducente, ammesso che ci siano i numeri».
Luca Zeni, consigliere provinciale del Pd e prima della Margherita, confida nella discussione in aula. «Il tema è delicato e ogni intervento è legittimo. A mio avviso occorre iniziare ad approfondire il testo». In aula è calendarizzato il 16 settembre. «Altrimenti si rischia un confronto tra chi dice che si propaganda l'omosessualità e chi dice che i generi non esistono». Il punto cruciale è l'educazione nelle scuole. «Margini per modificare questo passaggio ci sono» termina Zeni.
Panizza: «Avanti»
«Ci concentreremo sugli emendamenti per migliorare la legge» chiarisce il segretario Panizza. Il confronto nel Patt è in corso. Stasera se ne parlerà nel consueto ufficio politico. «Il ragionamento del vescovo lo trovo condivisibile — prosegue —, anche se avrei preferito un intervento più tempestivo dato che si discute della legge da due anni. Nel merito, non c'è nessuna volontà di fare pubblicità all'omosessualità nelle scuole (lo aveva chiarito anche Rossi, ndr). Si vuole invece impedire il bullismo omofobico e le discriminazioni. Detto questo, è giusto che venga fatta chiarezza. La legge però va avanti».

(Il Trentino, 31 agosto 2014)

venerdì 29 agosto 2014

La nostra risposta alle parole di Bressan contro il ddl contro l'omofobia

A quanto pare l’arcivescovo Bressan non si è nemmeno degnato di leggere la proposta di legge contro le discriminazione. E’ questo che maggiomente ci offende: siamo pronti a confrontarci con tutti, come abbiamo dimostrato in più occasioni, ma pretendiamo che i nostri interlocutori siano intellettualmente onesti, o che perlomeno sappiano di cosa si sta parlando. 
Alle parole di Bressan è addirittura difficile replicare, tanto sono lunari rispetto all’argomento in questione, cioè la legge contro le discriminazioni che, lo ricordiamo, è stata sottoscritta da più di settemila trentini, in maggioranza cattolici.
L’arcivescovo fa addirittura confusione tra il testo della proposta di legge provinciale e il disegno di legge nazionale, dimostrando di non conoscere la differenza tra le competenze provinciali e quelle nazionali. Qui in Trentino chiediamo di adottare misure di prevenzione e contrasto delle discriminazioni, mentre il disegno di legge nazionale estende un preciso reato penale anche all’omofobia. 
Nel testo che approderà in aula nelle prossima settimane non vi è traccià di temi eticamente sensibili: non si parla né di matrimoni omosessuali, né di adozioni. Si parla invece di educazione e di rispetto, di lotta contro le discriminazioni e contro il bullismo omofobico. E nemmeno è previsto che le associazioni omosessuali intervengano direttamente nelle scuole per “indottrinare i ragazzi”, come sostiene l’arcivescovo. Si chiede che, anche nella scuola, ogni tipo di discriminazione sia contrastata, sia essa determinata (testuale) “dal genere, dall’origine etnica, dalla religione, dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere e dall’intersessualità”. Saranno poi le singole istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, a valutare i percorsi di sensibilizzazione e approfondimento, coinvolgendo come di prassi gli organi collegiali e quindi anche i rappresentanti dei genitori. 
Ci dica quindi il vescovo quale sia la parte che non gradisce, un comma che però sia presente all’interno del testo, altrimenti non vale e diventa un argomentare pretestuoso e ideologico, mistificatorio e strumentale. 
Sul fatto che ci siano cose più importanti che la politica deve affrontare, possiamo discuterne. Certo ci meraviglia che monsignor Bressan abbia rilasciato una così lunga intervista sull’omofobia a Vita Trentina pubblicata su due intere pagine, quando non ci risulta lo stesso spazio per il tema della crisi economica, della disoccupazione o dello scandalo vitalizi. 

Paolo Zanella
presidente Arcigay del Trentino

giovedì 28 agosto 2014

L'Arcivescovo Bressan parla della legge contro l'omofobia, dimostrando di non averla letta

Mons. Bressan, nei prossimi mesi si tornerà a parlare di omofobia nelle aule del Consiglio provinciale e – già se ne vedono le avvisaglie – il dibattito sarà vivace. In premessa, può chiarire qual è la posizione del magistero ecclesiale rispetto a questo tema?
Non è certo possibile in breve riassumere il vasto articolato pensiero della Chiesa sull’omosessualità in poche righe. Ne parlano la Bibbia, il Catechismo, i Papi, tre dettagliati documenti della Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede (1975; 1986-1999; 2003), vari vescovi, il recentissimo Strumento di Lavoro sul prossimo Sinodo dei Vescovi, autori cattolici. .. Il ridurre a poche frasi si espone a critiche.
Non spetta alla Chiesa determinare le origini delle varie forme di omofilia o omosessualità, ma nella Bibbia legge che Dio “maschio e femmina li creò … per questo l’uomo lascerà suo padre e si unirà a sua moglie”: identità e complementarietà dunque. Pastoralmente si cerca di stare vicini a ogni persona nelle sue concrete condizioni di vita: ma sotto l’aspetto etico, non ogni atto è eguale, mentre la castità, virtù forte, è per tutti. Avere una tendenza non è peccato ed anche uno che la abbia omosessuale può diventare santo.
Ma la Diocesi di Trento come giudica queste iniziative legislative?
Come Diocesi non abbiamo preso una posizione, poiché non sono stati consultati né il Consiglio Pastorale, né la Commissione diocesana per la famiglia. Parlerò dunque a titolo personale e dico che lascio ai politici decidere se affrontare un dibattito certamente complesso, anche perché con termini generici si uniscono sotto una sola parola: a) orientamento ossia tendenza, b) condotta (sia privata che pubblica), c) azioni, d) propaganda e magari altro.
Lo stesso concetto di “discriminazione” è ,in campo del diritto internazionale, molto complesso: basta vedere le varie sentenze della Corte europea. E poi altre culture nobili hanno visioni diverse.
Personalmente considero che il nostro Trentino abbia problemi ben più urgenti e che interessano quasi tutti i cittadini: situazione occupazionale; crisi economica aggravata da un’estate che è stata tale, con incidenze su tutto il turismo e l’agricoltura; il fluido delle politiche nazionali sull’autonomia; calo della produttività industriale e del settore edile, fragilità delle famiglie, rifugiati da accogliere, cultura della pace, ecc . La PAT finora si è distinta in Italia per conferire la qualifica di “Family audit”.
Infine, sappiamo che vi è in progetto avanzato di legge nazionale; perché prevederne una provinciale che poi forse dovrà essere modificata? E’ competenza della nostra Provincia? Gli uni dicono “no”; gli altri “sì” perché riguarda la scuola, ma altri negano che si voglia influire sulla scuola: una bella confusione, direi. E poi non ci sono già le regole sulle “pari opportunità”? e perché allora crearne di specifiche per un caso?
Ci sono dei partiti, per quanto attiene il voto finale al provvedimento, orientati a richiamare la libertà di coscienza. Non capita spesso.

domenica 24 agosto 2014

Grigliata Rainbow di fine estate con Arcigay: tutt* a mangiare, divertirsi e fare nuove conoscenze


GRIGLIATA RAINBOW

con Arcigay


Domenica 07 settembre 2014 dalle 11:30


in una stupenda location che verrà svelata al 

momento dell'iscrizione


Tutt* insieme a festeggiare l'estate in una giornata ricca di divertimento!!
Una giornata perfetta per stare in compagnia a mangiare, giocare e per conoscere tanta bella gente!!

MENU di CARNE: polenta, carni miste alla griglia, fagioli e cipolle, verdure alla griglia

MENU VEGETARIANO: polenta, cous cous alle verdure, formaggi, verdure alla griglia, fagioli e cipolle

PER TUTT*: aperitivo di benvenuto con bruschette e spritz, 1 bevanda, caffè e dolce


NB. Segnalate al momento dell'iscrizione se avete esigenze particolari (vegetariani, vegani, intolleranze) che accontenteremo tutt*!

Per partecipare è necessario iscriversi entro il 4 settembre versando il contributo di 20 euro (18 per i soci con tessera valida) con una delle seguenti modalità:

  • iscrizione via mail a arcigaytn@gmail.com e bonifico con causale "offerta per pranzo estivo" sul cc Cassa Rurale Valle di Laghi IT 75 I 08132 01801 000050350793
  • iscrizione e versamento della quota presso il Bar Nuovo Paradiso, via Prepositura 72 – dopo il 17 agosto chiedendo alle super bariste (dal lun al sab ore 8.00 - 00.00)
  • sabato 30 agosto alla serata WAPO di fine estate presso Terrazza Lake di Caldonazzo da SandyPR
  • telefonando al 3489248192 (Paolo) o 3396193029 (Sandra) o via mail a arcigaytn@gmail.com per trovarsi per accordarsi per versamento quota
  • agli aperitivi del 1° e 4 settembre al nuovo Tiki Lounge Bar di piazza Duomo (ex messicano) dalle 20 ale 22




Vi aspettiamo numerosissim* per divertirci assieme e sostenere l'associazione che si batte per i diritti delle persone LGBT