venerdì 19 settembre 2014

Omofobia, partito il braccio di ferro in aula



La discussione sulla legge contro l'omofobia parte nel segno dello scontro tra maggioranza e una parte dell'opposizione, la cui contrarietà all'approvazione della norma anti-discriminazione è rappresentata con forza dalla posizione di Rodolfo Borga (Civica Trentina) che spiega di non voler recedere di un centimetro sulla presentazione dei 1.250 emendamenti.

«Sono la maggioranza e possono fare quello che ritengono legittimo - ha affermato Borga a margine della seduta del consiglio provinciale - Ma non possono costringermi a votare un disegno di legge che non condivido». Come Lega e Forza Italia, Borga mette in guardia da un disegno di legge che è «contro la famiglia tradizionale». Il braccio di ferro con l'opposizione viene sottolineato da Ugo Rossi. Il presidente della Provincia spiega che «ai cittadini deve essere chiaro che l'opposizione, con un'azione che è legittima, si prendono la responsabilità di bloccare il consiglio provinciale con un ostruzionismo a questo disegno di legge».


Per cercare di arrivare a un voto, sollecitato anche dall'Arcigay con Paolo Zanella - «giusto che l'opposizione abbia il tempo per esporre le proprie posizioni, ma dopo 5 giorni sarebbe utile andare al voto. Non si può affossare un disegno di legge sostenuto da 7.000 firme» - ieri i capogruppo hanno concordato sull'avvio della maratona consiliare. Quindi da ieri i lavori sono stati allungati di un'ora e, soprattutto, sono stati aggiunti altri quattro giorni alla seduta consiliare che si sarebbe dovuta concludere ieri. Il risultato: altre 28 ore di discussione da qui a lunedì, compresa la domenica. Lunedì, poi, si farà il punto sulla situazione, anche se, come spiega lo stesso Rossi, appare possibile un rinvio: «Non so se si arriverà al voto, sarà l'aula a decidere».



Per ora una trattativa tra maggioranza e la parte dell'opposizione che ieri, in aula, ha espresso la propria contrarietà alla legge, pare non esserci. E Borga, che ha spiegato in aula come il ddl contro l'omofobia «in realtà è un tentativo di promuovere l'ideologia gender, che ha come obiettivo una rivoluzione antropologica contro la famiglia naturale», chiarisce di non avere intenzione alcuna di tornare indietro sui suoi 1.250 emendamenti. Per discutere i quali i lavori del consiglio rischiano di essere bloccati per parecchie settimane.



Tra le file dell'opposizione a dirsi a favore del disegno di legge sono stati Manuela Bottamedi (misto, ex 5s) e Filippo Degasperi (M5S), tornati ad avere sintonia in consiglio dopo il divorzio politico di qualche settimana fa. Bottamedi ha detto che per la legge anti-omofobia «non si tratta di una legge ideologica, come la minoranza di destra vorrebbe far credere. Si tratta di una legge che tutela una minoranza ed è quindi di per sé un segno forte di democrazia e civiltà». Degasperi ha giudicato il disegno di legge «un traguardo di civiltà per la Provincia di Trento». Contrario al ddl Massimo Fasanelli (misto), oltre che Maurizio Fugatti e Claudio Civettini (Lega).



Per la maggioranza, che cerca di trovare unità dopo le crepe degli ultimi giorni, Lorenzo Baratter del Patt e Sara Ferrari del Pd. Il primo ha riconosciuto che non è stato facile trovare una composizione all'interno del proprio partito, ma – ha aggiunto – «volevamo dare alla nostra comunità un dispositivo che permettesse al Trentino di fare un passo avanti contro la discriminazione». L'assessore ha detto che il Trentino dovrebbe aspirare ad avere il bollino di «territorio deomofobizzato» e ha insistito sul fatto di portare nelle scuole la cultura anti-omofobia. 

L'Adige, 19 settembre 2014