sabato 6 settembre 2014

Censurato lo spettacolo su Frida Kahlo: Arcigay contro il comune di Lavis




TRENTO. «Nessuna censura», dice il Comune di Lavis, allo spettacolo su Frida Kahlo, ma solo una decisione ancora da assumere sul patrocinio. «Alibi - ribatte Paolo Zanella di Arcigay - perché l'assessora di competenza ha esplicitato di non volere propagandare una cosa che non rientra nella normalità». Mentre Loretta Grisenti, direttrice artistica dello spettacolo in programma il 25 ottobre, all’eventuale patrocinio dice no, definendolo «inopportuno e indesiderato». «Le spese? Le pagherà l’organizzatore Musicandove. Vuol dire che verrà introdotto un biglietto...».
Il giorno dopo la denuncia della stessa Grisenti, la polemica non si placa. Anzi. Il Comune di Lavis, in una nota diffusa dal segretario generale Mariano Carlini, afferma che lo spettacolo “è stato autorizzato dal Comune” e “inserito nel calendario degli spettacoli”. “Non vi è stata quindi - si aggiunge - alcuna censura”: quello che è in discussione è il patrocinio. Si tratta “solo di stabilire se sui manifesti verrà apposto anche il simbolo del Comune di Lavis e soprattutto se lo spettacolo verrà realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale e quindi con parte delle spese organizzative a carico dell’ente”.
Grisenti la sua decisione l’ha già presa: «Da parte nostra, di concerto con l’Associazione Musicandove, rifiutiamo l’eventuale patrocinio che il Comune di Lavis vorrà concedere al nostro spettacolo, valutandolo come inopportuno e indesiderato. Crediamo infatti che la lotta alle discriminazioni sia molto più importante del sostegno di una amministrazione che ha dimostrato la sua arretratezza e la sua profonda intolleranza». E ancora: «In quanto artisti, siamo rimasti sconcertati dal fatto che ancora oggi l’espressione artistica e culturale sia soggetta a valutazioni basate non sul merito e sulla qualità ma addirittura sull’appartenenza ad una presunta “normalità”. Qualcuno dovrebbe ricordare alla assessora Comunello che se questo fosse stato il criterio non avremmo la Cappella Sistina, la Gioconda e gran parte del patrimonio culturale dell’umanità».
Per Paolo Zanella, presidente provinciale di Arcigay, «la misura è colma». Questo - continua - è «l'ennesimo episodio di discriminazione. Seguendo la stessa logica non dovremmo più trasmettere Almodovar, Ozpetek e Pasolini in tv». A monte di questo episodio - per Zanella - c’è lo stesso modo, distorto, di concepire l’omosessualità che ha portato agli attacchi rivolti alla legge sull’omofobia. «È inutile che continuino a dire che si voglia fare propaganda dell'omosessualità. Che è una condizione, non una malattia né una scelta. È l’idea di Putin, che teme il contagio. Stiamo facendo una figuraccia in tutta Italia. La maggioranza teme che si vogliano indottrinare i ragazzi, ma si interviene invece per contrastare il bullismo e per far sì che i ragazzi omosessuali si possano sentire inclusi e accettati. E non pretendiamo affatto di andare noi nelle scuole: lo facciano persone competenti e preparate, come psicologi, insegnanti ed educatori».
Interviene anche il gruppo consiliare del Pd: «L’Aula del Consiglio provinciale non è chiamata a discutere una legge sui matrimoni omosessuali o sulle adozioni gay. Ci auguriamo quindi che si torni tutti a ragionare sul testo della legge per ciò che prevede, e non per contendersi qualche manciata di voti disinformati».
Luca Marognoli (Il Trentino, 6 settembre 2014)