venerdì 29 agosto 2014

La nostra risposta alle parole di Bressan contro il ddl contro l'omofobia

A quanto pare l’arcivescovo Bressan non si è nemmeno degnato di leggere la proposta di legge contro le discriminazione. E’ questo che maggiomente ci offende: siamo pronti a confrontarci con tutti, come abbiamo dimostrato in più occasioni, ma pretendiamo che i nostri interlocutori siano intellettualmente onesti, o che perlomeno sappiano di cosa si sta parlando. 
Alle parole di Bressan è addirittura difficile replicare, tanto sono lunari rispetto all’argomento in questione, cioè la legge contro le discriminazioni che, lo ricordiamo, è stata sottoscritta da più di settemila trentini, in maggioranza cattolici.
L’arcivescovo fa addirittura confusione tra il testo della proposta di legge provinciale e il disegno di legge nazionale, dimostrando di non conoscere la differenza tra le competenze provinciali e quelle nazionali. Qui in Trentino chiediamo di adottare misure di prevenzione e contrasto delle discriminazioni, mentre il disegno di legge nazionale estende un preciso reato penale anche all’omofobia. 
Nel testo che approderà in aula nelle prossima settimane non vi è traccià di temi eticamente sensibili: non si parla né di matrimoni omosessuali, né di adozioni. Si parla invece di educazione e di rispetto, di lotta contro le discriminazioni e contro il bullismo omofobico. E nemmeno è previsto che le associazioni omosessuali intervengano direttamente nelle scuole per “indottrinare i ragazzi”, come sostiene l’arcivescovo. Si chiede che, anche nella scuola, ogni tipo di discriminazione sia contrastata, sia essa determinata (testuale) “dal genere, dall’origine etnica, dalla religione, dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere e dall’intersessualità”. Saranno poi le singole istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, a valutare i percorsi di sensibilizzazione e approfondimento, coinvolgendo come di prassi gli organi collegiali e quindi anche i rappresentanti dei genitori. 
Ci dica quindi il vescovo quale sia la parte che non gradisce, un comma che però sia presente all’interno del testo, altrimenti non vale e diventa un argomentare pretestuoso e ideologico, mistificatorio e strumentale. 
Sul fatto che ci siano cose più importanti che la politica deve affrontare, possiamo discuterne. Certo ci meraviglia che monsignor Bressan abbia rilasciato una così lunga intervista sull’omofobia a Vita Trentina pubblicata su due intere pagine, quando non ci risulta lo stesso spazio per il tema della crisi economica, della disoccupazione o dello scandalo vitalizi. 

Paolo Zanella
presidente Arcigay del Trentino