giovedì 20 febbraio 2014

La risposta di Arcigay ai continui attacchi alla legge contro l'omofobia in discussione in Commissione

Sull'Adige di oggi in prima pagina, la risposta alle continue lettere contro la legge di iniziativa popolare contro l'omofobia e la transfobia

"Si ha un bel dire della tanto famigerata “lobby gay”, che considerati i risultati conseguiti in Italia sul fronte delle leggi a tutela degli omosessuali non sembra essere poi così tanto potente. Quello che emerge invece, anche alla luce delle tante lettere apparse negli ultimi giorni su questo giornale, è una molto più potente “lobby anti-gay”, che ha come unico scopo quello di sabotare qualsiasi avanzamento in tema di diritti civili, qualsiasi adeguamento del nostro Paese al livello di civiltà europeo, qualsiasi tentativo di difesa e tutela di gay e lesbiche e transessuali che ricordiamo - ma di questo le lettere non parlano - sono spesso vittime di bullismo, di discriminazione sul lavoro, di emarginazione e violenza.
A livello nazionale, tra questi sedicenti difensori della “normalità”, spiccano Carlo Giovanardi - quello che affermava che un bacio tra due ragazze gli fa schifo tanto quanto vedere qualcuno che fa pipì per strada - e Povia, quello che cantava “Luca era gay”, “Volevo avere il becco” e “I bambini fanno oh”. Quello che ora crede che i terremoti siano provocati dal movimento dei sette miliardi di abitanti della terra. Ma di questo partito trasversale fanno parte anche i leghisti dalle argomentazioni gutturali e i cattolici che professano le dottrine del creazionismo. E qualche psicoterapeuta che con metodi discutibili cerca di “raddrizzare” l’orientamento sessuale di gay e lesbiche, chissà come. 
In Trentino, la sezione locale di questi guardiani della tradizione è ben poco nutrita, ma agguerrita. Organizzano convegni in cui santificano Vladimir Putin come difensore della cristianità, come modello da seguire, e chi se ne importa se Amnesty International condanna la russia per avere una legislazione liberticida e antidemocratica; manifestano contro la legge nazionale sull’omofobia facendo veglie di preghiera, una di queste a Rovereto, indetta dallo stesso consigliere comunale che ha annunciato che porterà un maiale sul terreno dove sarà costruita una moschea, così da insozzare quel luogo con l’animale impuro per l’Islam; predicano dal pulpito di qualche chiesa lanciando scomuniche a quegli stati che legiferano a favore delle coppie omosessuali, usando il crocifisso come clava; e scrivono lettere al giornale, con sistematicità e metodo, come si conviene ad una lobby appunto. 
In questi giorni, come dicevamo, ne sono apparse molte, firmate da sacerdoti e da semplici cittadini, da politici di lungo corso e da sconosciuti dietro i quali non è difficile riconoscere le tesi di gruppi legati alla destra clericale, anticonciliare e tradizionalista. Uomini, tutti uomini, non a caso. 
E le argomentazioni sono le stesse: un grido allarmato rivolto alla politica trentina contro la legge di iniziativa popolare contro le discriminazioni, quella voluta da settemila cittadini e ora in discussione in Consiglio Provinciale. Una legge che - a detta loro - prevede la propaganda all’interno della scuola della teoria “gender”, quella che afferma che la dicotomia uomo/donna è una costruzione culturale e non solamente biologica. Un concetto ormai dato per assodato ma difficile da digerire per coloro che vorrebbero un mondo semplice e schematico, dove la donna sta in cucina e alleva i figli e l’uomo si fa servire e le fa fare i figli. 
Ma vogliamo rassicurare tutti: la legge non prevede nulla di simile, nessuna propaganda, nessun indottrinamento. L’obiettivo è semplice, cercare in tutti i modi di limitare le discriminazioni, le offese, le azioni di bullismo e di violenza. Anche nelle scuole, e forse soprattutto lì, perché proprio durante la formazione è opportuno intervenire per insegnare ai ragazzi e alle ragazze il rispetto per la diversità. Qualcuno è forse contrario? Qualcuno pensa che sia una perdita di tempo spiegare agli studenti che è sbagliato dire “frocio” al proprio compagno di banco? Anche alla luce delle statistiche che ci dicono che i ragazzi gay si suicidano molto più dei ragazzi etero, vi sembra sbagliato educare i giovani al rispetto e alla convivenza? Lo affermano tutti - perlomeno a parole - che mai e poi mai una persona omosessuale dev’essere discriminata e derisa, insegniamolo allora questo sacrosanto principio, anche a scuola. 
Ma vogliamo anche qualcosa di più: nulla di scandaloso, vorremmo soltanto una scuola che sa accogliere anche il ragazzino effeminato, la studentessa lesbica che si innamora della sua vicina di banco, il giovane insicuro della propria identità sessuale, il giovane gay che ha il coraggio di dare un nome al proprio amore, senza vergognarsene. Vorremmo che queste persone fossero accolte, che gli insegnanti sapessero ascoltarle e farle sentire meno sole. Coloro che si oppongono a queste semplici e basilari azioni di convivenza e civiltà devono dire onestamente di cosa hanno paura. Ma non dicano del contagio, del plagio o di altra simile bugia: l’omosessualità non si insegna e non si impara, non è una scelta, un vizio o uno stile di vita. Non vi è uno straccio di documentazione a sostegno di una simile fandonia. Dicano piuttosto che la loro battaglia è ideologica, e abbiano il coraggio di analizzare fino in fondo le loro paure e i loro disagi, i loro limiti e forse i loro desideri. Dal canto nostro, con il sostegno delle settemila firme depositate, cercheremo in tutti i modi di difendere questa nostra proposta, chiedendo alla politica di onorare una iniziativa popolare, di adeguare la nostra provincia al livello europeo, lo stesso che pochi giorni fa, attraverso la risoluzione Lunacek, ha ribadito la sollecitazione agli stati membri di legiferare contro l’omofobia e per i diritti delle persone omosessuali."

Paolo Zanella
presidente Arcigay del Trentino
e primo firmatario ddl di iniziativa popolare contro l'omofobia