mercoledì 27 novembre 2013

Il bacio lesbico negato: censura o solo paura?

La notizia della censura da parte del comune di Padergnone dello spettacolo teatrale “La muffa nel cassetto” di Antonella Fittipaldi, a causa di un bacio tra due donne, ha avuto ampio risalto sulle cronache locali.
Ieri mattina Arcigay e Arcilesbica del Trentino, dopo aver appreso la notizia dalla stampa, sono state interpellate dall’Assessorato alle Pari Opportunità in qualità di referenti per i diritti delle persone omosessuali. L’incontro fra le associazioni e l’assessora Sara Ferrari ha evidenziato una comunanza di vedute sull’importanza di promuovere la visibilità delle persone gay e lesbiche attraverso le più svariate forme di comunicazione -spettacolo teatrale in questione compreso- al fine di dare dignità e reale “quotidianità” alle relazioni tra persone dello stesso sesso. L’assessora ha quindi espresso la propria vicinanza alle associazioni, con le quali aveva già collaborato come consigliera, mostrando una sensibilità del tutto nuova da parte dell’esecutivo sulle tematiche LGBT, finalmente incluse a pieno titolo all’interno delle Pari Opportunità.
Le associazioni, hanno poi incontrato la vicesindaca del Comune di Padergnone, Patrizia Ruaben, e l’assessora alle Pari Opportunità, Ilaria Rigotti, per chiarire quanto apparso sui giornali. Durante il confronto -disteso in tutto il suo svolgimento- il sottoscritto e la presidente di Arcilesbica hanno chiesto chiarimenti rispetto alla censura dello spettacolo che, se motivata dal pregiudizio nei confronti di un bacio fra due donne, avrebbe rappresentato una grave discriminazione nei confronti delle persone LGBT. Le rappresentanti della Giunta hanno affermato che lo spettacolo, visto solo dopo averlo già messo in programma, poco c’entrava con il progetto su giovani e lavoro, all’interno del quale era inserito, e soprattutto che la tematica dell’amore fra due donne sarebbe stata impattante sui giovani e la cittadinanza se non contestualizzata all’interno di un percorso dedicato. La vicesindaca e l’assessora si sono quindi rese disponibili a costruire, nei prossimi mesi, un percorso per parlare ai cittadini di Padergnone di omosessualità e omofobia, consapevoli di quanto il tema sia attuale e importante da trattare con i ragazzi, magari mettendo in scena lo spettacolo teatrale dopo aver introdotto il tema con degli esperti. E’ emerso quindi come in realtà, la Giunta comunale, anche sotto le pressioni del parroco del paese, abbia voluto tutelare una cittadinanza che ai loro occhi non è ancora pronta per affrontare l’omosessualità. Il fatto che nel 2013, ancora ci si debba chiedere se le persone siano o non siano pronte per vedere rappresentato qualcosa che rientra nella naturalità delle cose, ha lasciato perplesse e amareggiate le associazioni, che hanno però apprezzato l’ammissione, da parte della Giunta, di una difficoltà di parlare di omosessualità all’interno di un piccolo paese. E’ a partire da questo dato di fatto che Arcigay e Arcilesbica si sono rese disponibili a collaborare col Comune di Padergnone ad un progetto che parli ai giovani e a tutti i cittadini di omosessualità e contrasto all’omofobia. Forse più che di censura alla Putin, si dovrebbe parlare più semplicemente di paura ad affrontare un tema che, nonostante gli anni passino, in Italia sembra restare ancora tabù. Sulla  questione che i giovani vadano tutelati e non esposti senza preparazione ad un bacio gay o lesbico ci sarebbe molto da discutere –visto il video virale sul web che mostra le loro reazioni-, ma ogni comunità ha i propri tempi per crescere e affrontare la realtà che cambia. Ciò che preme ad Arcigay e Arcilesbica è tutelare e fare sentire parte della comunità anche i ragazzi gay e le ragazze lesbiche di Padergnone e il percorso proposto dovrebbe andare in questa direzione.
Quello che le Associazioni possono affermare, avendo incontrato parte della Giunta di Padergnone, è che non ci si è trovati di fronte a persone omofobe e che la sospensione dello spettacolo non è avvenuto per lo “schifo” nei confronti di un bacio fra due donne, ma per la paura che i proprio compaesani fossero impreparati davanti ad esso. Solo da questo dato di fatto si può partire per lavorare con le amministrazioni comunali affinché, da qui a pochi anni, l’omosessualità non metta più in imbarazzo nessuno.

Paolo Zanella (da " La Voce del Trentino")