giovedì 2 ottobre 2014

La nostra posizione sull'incomprensibile rinvio della discussione del ddl contro l'omofobia


L'Adige, 2/10/2014

La decisione di rinviare a gennaio la trattazione del disegno di legge contro l’omofobia è arrivata come un fulmine a ciel sereno non solo su noi proponenti ma, crediamo, su tutta la maggioranza. Fino a poche ore prima tutti erano convinti che si sarebbe continuata la discussione, forti della nuova strategia che avrebbe eliminato il novanta per cento degli emendamenti. 
La proposta, da noi avanzata alla maggioranza e alla giunta, consisteva nell’abrogare undici articoli su diciassette, lasciando soltanto le norme cogenti e maggiormente significative: i principi della legge e gli articoli su scuola, informazione, lavoro e sanità. Un escamotage, legittimo quanto l’ostruzionismo attuato dalla minoranza, che non avrebbe minimamente scalfito la portata della proposta ma avrebbe permesso di arrivare all’approvazione in dieci giorni.
Per questo, consapevoli che tutti, maggiornaza e giunta, erano a conoscenza di questa via d’uscita, non comprendiamo affatto la decisione del presidente Rossi. Una decisione non certo concordata con i proponenti, per nulla strategica se non per una dialettica tra maggiornaza e minoranza fatta di tatticismi oscuri e per noi inintellegibili. 
Nemmeno comprendiamo la necessità di un ulteriore tentativo di mediazione con una minoranza che senza giri di parole afferma che su questa legge le idee viaggiano su “livelli paralleli inconciliabili”. Una minoranza che ha ostacolato ideologicamente e strumentalmente la legge con argomentazioni lontane anni luce da quella civiltà e da quel rispetto delle persone omosessuali che la stessa legge vorrebbe porre in atto. 
In questi due anni, da quando la legge è approdata in commissione, abbiamo dimostrato la massima disponibilità al dialogo e al confronto con tutti. Non ultima la condivisione di ulteriori emendamenti al testo con i capogruppo della maggiornaza, attraverso incontri di altissimo livello umano e politico in cui siamo riusciti a fare quadrato attorno ad una proposta addirittura migliore della precedente. 
Abbiamo accettato il compromesso, ma soprattutto ci siamo fidati di una maggiornaza politica che con noi ha condiviso un percorso. 
Per questo, per il rispetto dovuto a chi ha promosso questa importante iniziativa popolare, chiediamo che nella prima seduta utile della Conferenza dei capigruppo si calendarizzi la discussione della legge a gennaio, come concordato con il Presidente Rossi; che si continui la trattazione del testo senza nessun emendamento aggiuntivo, se non concordato con i proponenti. Questo in virtù del percorso di mediazione svolto fin qui da tutti i proponenti e da tutta la maggiornaza; che la strategia sia quella condivisa, ovvero quella che attraverso l’abrogazione di alcuni articoli consenta il superamento dell’ostruzionismo.
Nessuna pretesa rivendicativa, consapevoli della sovranità del Consiglio Provinciale. Ma quando chiediamo non è altro che l’attuazione del patto politico che è stato siglato in numerosi incontri ufficili, attraverso quelle famose strette di mano in cui ancora vogliamo credere. Con speranza e fiducia,

Paolo Zanella
primo di settemila firmatari della legge di iniziativa popolare